CARLA PUGLIANO
Oggi ho il piacere di presentare per la 60esima Biennale di Venezia, nel Padiglione Grenada situato nello storico Palazzo Albrizzi, un’artista molto particolare, di Varese, più volte premiata e le cui opere sono state esposte in Italia e all’estero, ma foriera di una biografia misteriosa: parlo di Carla Pugliano. Se sottolineo il mistero, è perché fa parte totalmente dalle sue opere, che raccontano una storia a volte enigmatica, storia che cercheremo da scoprire. Ma iniziamo dall’ultima premiazione, che richiede e provoca ammirazione: Carla Pugliano ha ricevuto all’inizio di questo mese (maggio 2024), nella prestigiosa Sala della Regina di palazzo Montecitorio, sede della camera dei Deputati, il premio Internazionale Arte e Cultura, con questa motivazione: ”Per il dono di rendere tangibile l’intangibile, e di comunicare concetti complessi attraverso l’arte visiva”. Inoltre, quest’anno si enumerano: il secondo posto eletto dalla Giuria popolare NonantolArte presso il Museo di Nonantola (MO), l’Attestato di Merito dei “Protagonisti del tempo d’arte”, il World Best Artists Prize per le eccellenze consegnato dalla Fondazione Costanza, il secondo gradino al concorso “La donna nell’Arte” ed “Emozioni Virali”, nonché la medaglia d’oro per il Premio Luigi Predetti con Valbossa in Rosa –ente promotore della lotta al tumore alla mammella. L’anno scorso, tra le 11 esposizioni collettive e personali, menzioniamo, a titolo non esaustivo, La Biennale di Lisbona Arte Cristã 2023 e la Milano Art Design Week. Ha inoltre esposto le sue creazioni in importanti sedi come la Fondazione Modigliani di Roma, la Villa Reale a Monza, l’Ambasciata del Bahrein di Roma, il Museo del Volo di Somma Lombardo (VA), in quell’occasione con il patrocinio di Parlamento Europeo, Regione Lombardia, Università dell’Insubria; è stata inoltre presentata a Villa Perabò-Melzi-Cagnola di Varese, nei Musei Civici di Villa Mirabello (VA), presso il Palazzo Rospigliosi a Zagarolo (RM), il Museo e centro polifunzionale DAC di Diamante e il Palazzo Branda a Castiglione Olona (VA). Membro del collettivo The Perceptive Group, ella possiede una formazione professionale affinata attraverso un master accademico di livello internazionale tenuto dal Maestro Roberto Ferri. L’artista è sostenuta da numerosi critici rinomati: i professori Daniele Radini Tedeschi, Vittorio Sgarbi, Rolando Bellini, Francesco Zero, Mario Chiodetti, Salvo Nugnes, Concetta Antonia Pagano, Maria Marchese, Carmen D’Antonino, e Elisabetta La Rosa, che dirà: “L’artista plasma la composizione secondo la sua sensibilità, partendo dalla donna come fulcro della rappresentazione e fondendola a quegli stati introspettivi che si ergono sulle fondamenta dell’lo inconscio fino ad approdare ad uno status di piena consapevolezza di sé stessi.” Parole di donne per descrivere l’opera di una donna dove sono spesso dipinte donne… Il suo quadro presentato oggi, intitolato “Finestra sul mondo”, è stato realizzato a l’olio su tela nel 2022, in un formato quadrato di 40x40 cm. La tematica della finestra da dove emerge uno sguardo umano si vede anche in un altro contesto: penso alla sconvolgente finestra dell’opera “Innocenti fragilità”, dove una bambina ci fissa con le lacrime negli sui occhi, che ci fa temere l’orrore di ciò che ha vissuto. Oltre alla finestra, la qui inquadratura qui è molto fotografica, ci sono diversi punti in comune con l’opera che vediamo oggi, la storia drammatica che si è svolta dentro, dell’altra parte della finestra: lo sguardo perso che cerca di comunicare quello che è successo prima; il potere suggestivo del ritratto che emerge del buio e cerca un testimone. La drammatizzazione creata del chiaroscuro è controbilanciata grazie alla tecnica molto particolare di Carla Pugliano: il realismo molto preciso e dolce usato per dipingere il viso che si oppone alla materialità della finestra, che sembra quasi astratta. In effetti, vediamo al primo piano, un bianco di contorno impreciso, come può essere il colore che si stacca del legno antico, descritto da un rapido movimento del pennello, che mi fa pensare al Tiziano nelle sue ultime opere. L’effetto astratto di questa materia incontra subito la meticolosità usata per dipingere il vetro, creando un primo contrasto. Il vetro rotto ha lo spessore che diluisce le forme e i colori che sono dietro. Sembra la descrizione di qualcosa di dolce, fatto con lentezza nella parte in basso e a sinistra. Poi c’è il secondo contrasto: il vetro rotto, brutalmente rotto, possiamo pensare a un colpo veloce e violento, ma è dipinto in modo più lento, preciso, sottile. Come lo sono i gesti per dipingere la pelle, l’occhio che emerge del buco, in un gioco vuoto/pieno, la carnagione del viso descritta con una delicatezza del colore come se fosse acquarello, che ci fa pensare a un viso accademico delle belle arti, una statua dell’antichità. Infine un terzo contrasto: lo sguardo chiaro che sembra cercare altrove, per uscire del buio dietro la finestra, uno sguardo che può ricevere le nostre ansie e le proiezioni che facciamo senza accorgercene. È qui che risiede la forza dell’arte di Carla Pugliano, il fare emergere dal nostro inconscio una storia che capiamo senza parole. Il grido sarà ancora più forte, perché è un grido muto, nato dall’interno, e che si riferisce alla forma archetipa della paura e della sofferenza nelle donne. Ma anche della loro forza invincibile: la ricerca della speranza nel futuro. Quando Carla Pugliano parla della sua passione per l’arte come irrinunciabile necessità e indispensabile nutrimento per l’anima, capiamo tutto il suo intimo dolore nei confronti del mondo, e la sua rabbia, nonostante la dolcezza della sua tecnica pittorica. In questo senso si avvicina a Frida Khalo. Lei ha detto durante un’intervista che “mostrare” serve a superare sé stessi, a vincere la propria paura”, e ritroviamo anche qui il concetto della Catarsi presente fondamentalmente nella sua arte, e come ci inviti a esplorare mondi interiori e a riflettere sui sentimenti umani.
Hélène Galante, Venezia 2024